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FRANCESCA
VASSALLO
«Il diritto alla vita, la vita del diritto».
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INDICE
Introduzione
pag.
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Professionisti dell’antimafia
pag.
Falcone e Borsellino
pag.
5
9
Graffitismo
pag.
Olimpiadi e infiltrazioni mafiose
pag.
Il rap che inneggia ai suoi eroi
pag.
Triade
pag.
The crime doesn’t pay
pag.
Rifiuti tossici
pag.
Storia di coraggio
pag.
Ringraziamenti
pag.
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INTRODUZIONE
L’argomento che vi presento nasce da un mio sogno: diventare magistrato antimafia, per combattare
la delinquenza organizzata e costruire un’ Italia diversa.
Mi hanno sempre affascinato i libri che approfondivano questa tematica e ciò mi fa pensare che
anche un libro, un insieme di fogli, scava dentro ferite vecchie e nuove che affliggono il nostro Paese,
aprendoci gli occhi davanti alle atrocità che ci circondano.
Tutto ha inizio da un semplice documentario di Emanuele Sibillo, meglio conosciuto come ES17, capo
della “paranza dei bambini ”, ucciso nel 2015, aveva solo 20 anni. Oggi intorno alla sua figura la
camorra ha costruito un mito: è diventato un simbolo, che è ancora vivo in determinati contesti del
centro di Napoli.
Sono dell’idea che cittadini leali si diventa sin da piccoli con una giusta educazione.
Quando una pianta è ancora piccola è più facile raddrizzarla. Più cresce storta, più sarà difficile farlo
dopo. La delinquenza si può combattere già da piccoli, per non diventare come Emanuele.
Scelgo l’autore R. Saviano perché usa un linguaggio attraverso il quale la realtà si rivela così com’è,
fin nei suoi più crudi e oscuri risvolti, dove nessun dettaglio è superfluo e ogni parola trova una sua
giusta ed efficace collocazione, ma che riesce a trascendere la realtà stessa diventando letteratura,
in particolare attraverso l’uso del linguaggio figurato fatto di similitudini e metafore che rimandano
sempre ad una forte fisicità.
Il libro con cui ho approfondito la criminalità organizzata deriva dall’ ultima stagione televisiva,
della trasmissione “Vieni via con me”, dove sono raccolti i principali interventi dell’autore, con
importanti approfondimenti cui si colloca la tesina.
Il libro narra otto storie: il mancato riconoscimento del valore dell'Unità nazionale, il subdolo
meccanismo della macchina del fango, l'espansione della criminalità organizzata al Nord, l'infinita
emergenza rifiuti a Napoli, le troppe tragedie annunciate. Accanto alla denuncia c'è anche il
racconto - commosso e ammirato - di vite vissute con onestà e coraggio: la sfida senz'armi di don
Giacomo Panizza alla 'ndrangheta calabrese, la lotta di Piergiorgio Welby in nome della vita e del
diritto, la difesa della Costituzione di Piero Calamandrei.
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EDUCAZIONE CIVICA
Mi sembra doveroso come prima azione spiegare il titolo
della mia tesina.
Ho riportato una frase letta nel libro:
"Il diritto alla vita, la vita del diritto".
Nella Dichiarazione universale dei diritti umani ,l' ART.3
recita :”Ogni persona ha diritto alla vita, alla libertà ed
alla sicurezza della propria persona.”
ANALISI dell’ARTICOLO
Per essere libero l'uomo deve prima di tutto vedere
rispettato il proprio diritto alla vita, il diritto ad esistere. Garantire il diritto alla vita
significa anche garantire la legalità sulla base del concetto importantissimo di dignità
umana. Uno Stato democratico, dunque uno Stato di diritto deve garantire che i suoi
cittadini vivano dignitosamente in maniera libera, avendo un lavoro prima di tutto, un
alloggio per vivere in serenità.
LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI.
Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Dopo questa solenne deliberazione, l’Assemblea delle Nazioni Unite diede istruzioni al
Segretario Generale di provvedere a diffondere ampiamente questa Dichiarazione e, a tal
fine, di pubblicarne e distribuirne il testo non soltanto nelle cinque lingue ufficiali
dell’Organizzazione internazionale, ma anche in quante altre lingue fosse possibile usando
ogni mezzo a sua disposizione.
Il testo ufficiale della Dichiarazione è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite,
cioè cinese, francese, inglese, russo e spagnolo.
La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 30 articoli che sanciscono i diritti
individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona.
CHE COS’É L’ONU?
L'ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) è stata fondata nel 1945, dopo la Seconda
Guerra Mondiale, da 51 Stati, allo scopo di rafforzare la pace a livello internazionale, la
sicurezza e le buone relazioni tra i diversi Stati, nonché promuovere lo sviluppo
economico e sociale e garantire il rispetto dei diritti umani.
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ITALIANO
Molti sono gli scrittori che hanno denunciato le varie forme di criminalità. In modo
particolare tengo a ricordare lo scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, poeta, politico,
critico d'arte e insegnante italiano, Leonardo Sciascia.
L
eonardo Sciascia nasce nel 1921 a Racalmuto, in
provincia di Agrigento, da una famiglia della piccola
borghesia.
Insegnò nella scuola elementare del suo paese fino al 1957,
poi passò ad altri incarichi statali.
In seguito, fu eletto deputato alla Camera e al Parlamento
europeo. Morì nel 1989.
Sciascia fu uno scrittore di grande impegno civile e
morale. Fin dai primi romanzi di ambientazione siciliana,
“Il giorno della civetta” (1961) e “A ciascuno il suo” (1966),
denunciò i mali che minano lo Stato e le sue istituzioni: la
mafia, la corruzione, le segrete alleanze tra potere politico e
delinquenza organizzata. Nelle opere successive (L'affaire
Moro, 1978) mantenne intatta la volontà di denuncia,
ampliando però il suo campo d’analisi all'Italia nel suo
complesso. Tra le altre opere, spesso a metà strada tra il
saggio e il romanzo, ricordiamo “Il Consiglio d'Egitto”
(1963), “Morte dell'inquisitore” (1964), “Il contesto” (1971) e
“Todo modo” (1974).
“I PROFESSIONISTI DELL’ANTIMAFIA”
Il 10 Gennaio 1987 sul “Corriere della Sera” fu pubblicato un articolo a firma di Leonardo Sciascia,
intitolato “I professionisti dell’antimafia”.
Un articolo divenuto celeberrimo e che scatenò un’infinità di polemiche, catalizzando l’attenzione
dei mass media, dell’opinione pubblica e del dibattito politico del tempo. Generò confusione e
insinuò diffusi sospetti anche nei confronti di personalità di spiccata moralità come Paolo
Borsellino.
Infatti, le parole di Sciascia furono malamente interpretate e abilmente strumentalizzate da parte
di chi non vedeva di buon occhio il magistrato e di chi fosse insofferente per i risultati conseguiti dal
“pool antimafia.”.
Sciascia aveva inteso puntare il dito su un fenomeno che stava prendendo piede in quegli anni ma di
cui ancora non si aveva piena coscienza: i pericoli connessi a un’antimafia di facciata, dove a
prevalere erano, in realtà, gli interessi personali.
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