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Con il patrocinio di
Provincia di Bergamo
L’Annuario
bergamasco
del tennis
e del padel
2023
MONTE-CARLO, UMAG, MADRID,
BARCELLONA, QUEEN'S, PARIGI,
DUBAI, VIENNA, HALLE...
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SOMMARIO
EDITORIALE - 4-5
EVENTI
CIRCOLI, COACH, GIOCATORI
6 - In ricordo del Numero 1
8 - Challenger di Bergamo
10 - Itf Città dei Mille
12 - Open e Seconda categoria
13 - Terza categoria
14 - Terza e Quarta categoria
16 - Tornei Under e Over
18 - Serie B, Serie C
19 - Serie D, giovanili
20 - Sport e solidarietà
22 - La stagione del padel
24 - Crazy Padel Treviolo
26 - Palapadel
27 - Kira Padel
28 - Academy Manenti-Malgaroli
30 - Tennis Project
32 - Tc Isola Bonate Sopra
34 - Tennis Altopiano
36 - Fabiani Tennischool
38 - Tennistime Urgnano
40 - Punto Tennis Casirate
41 - Tc Romano di Lombardia
42 - Tc Treviglio
43 - Tc Trezzo sull’Adda
44 - Tc Bagnatica
45 - Tc Leffe
46 - Poeta Paccati coach
47 - Us Scanzorosciate
48 - Tc Bergamo
49 - Special Bergamo Sport
50 - Bite Tennis
51 - Tc Zanica
52 - Tennis Archa
53 - Fortennis
PAGINE UTILI
54 - Elenco circoli
55 - Classifiche 2023
58 - Calendario 2023
COVER N.17
I
n primo piano, stavolta, non poteva che esserci lui, il campione per eccellenza
del tennis bergamasco. Giorgio Rohrich (la foto di copertina è di Ray Giubilo)
è scomparso lo scorso settembre ma in realtà è sempre in campo con noi. Perché
oltre alle vittorie - nazionali e internazionali - che raccontano di numeri straordinari, Giorgio ci ha lasciato in dote un patrimonio tecnico difficilmente stimabile
attraverso delle cifre. Si può semplicemente dire che la grande maggioranza dei
maestri presenti oggi sui campi di città e provincia, in qualche momento della
carriera è passata sotto le sue cure. E per questo la sua storia si potrà prolungare
all’infinito nelle generazioni che verranno. Di solito, l’Annuario mette in evidenza
i giovani, e così faremo anche stavolta all’interno del magazine. Ma pur indirettamente, anche gli under di oggi avranno nel loro dna tennistico qualcosa che
deriva dal Maestro, con la emme maiuscola. Un’icona del movimento orobico.
ANNUARIO BERGAMASCO
DEL TENNIS E DEL PADEL
Numero unico: 1 - 2023. Direzione: Cristian Sonzogni
Testi: Cristian Sonzogni, Marco Caldara, circoli
Fotografie: archivio circoli, Antonio Milesi, Ray Giubilo, GAME
Progetto grafico e impaginazione: Cristian Sonzogni, Marco Caldara
Stampa: Pixartprinting - Via I° Maggio, 8 - 30020 - Quarto d’Altino (VE)
Redazione: via Maresana, n. 23 - 24010 - Ponteranica (BG)
e-mail: annuariotennisbg@gmail.com
Si ringraziano: tutti gli INSERZIONISTI, tutti i CIRCOLI che hanno aderito,
GIANLUIGI TERZI (delegato provinciale della FITP di Bergamo)
3
EDITORIALE 2023
LA FINE E L’INIZIO
C
hi ha letto qualcosa di Tiziano Terzani, indimenticabile giornalista e scrittore fiorentino, protagonista del secolo
scorso, non faticherà a ritrovare una sua traccia in questo titolo. Tiziano Terzani ha viaggiato in lungo e in largo per
il mondo, raccontando storie drammatiche, personaggi bizzarri, guerre, culture diverse, capi di stato e dittatori, opinioni, fatti. Poi è tornato in Italia, per spegnersi nella sua Orsigna, campagna toscana, dove ha ritrovato il suo piccolo
grande mondo e dove la sua fine è diventata solamente un altro inizio, modellato sui cicli della natura. Un percorso
poco comprensibile secondo i criteri con cui oggi la maggior parte della gente guarda l’esistenza, ma perfettamente
inserito in quel modo di pensare la vita (e la sua conclusione) che lui aveva imparato nel corso delle sue scorribande.
I
l 2022 del tennis - per venire al nostro argomento - è stato una fine e un inizio. A livello provinciale, abbiamo sofferto
la scomparsa di Enio Giorgio Röhrich, un gigante del movimento orobico, colui che in oltre 60 anni di carriera ha saputo plasmare generazioni e generazioni di giocatori e maestri. Un signore di classe, in campo e fuori, con un talento
nel braccio che all’epoca fece paura anche ai grandi della generazione d’oro del tennis italiano. Nel 1971 al Tc Sarnico,
per esempio, affrontò in esibizione Nicola Pietrangeli, lo portò al terzo set e lo costrinse al ritiro per crisi nervosa. Pare
che uscendo dal campo, Nick - ancora sottosopra per le palle corte incassate - abbia mandato a quel paese colui che
gli aveva proposto l’esibizione, suggerendogli di non far fare brutta figura al suo avversario.
R
öhrich ha vinto da veterano tutto quello che da giovane non aveva potuto vincere, per via della scelta (suggerita
dalle necessità) di diventare maestro, che al tempo precludeva l’agonismo e i tornei pro. Nei 68 titoli italiani, nella
decina di trionfi mondiali (individuali e a squadre, in singolare e in doppio), stava solo una parte della sua grandezza.
Che invece si ammirava in ogni colpo, in ogni carezza alla palla, trattata come nessuno sapeva fare, con gentilezza e
fantasia. Rohrich ci ha lasciato un’eredità enorme che non è quella dei suoi trofei, bensì quella di un gruppo di ottimi
tennisti, oggi maestri, capaci di proseguire il suo lavoro.
L’articolo de L’Eco di Bergamo del ‘71
I
l 2022 è stato anche l’anno dei ritiri eccellenti. Il 2 settembre, Serena
Williams ha giocato a New York la sua ultima partita nel Tour. A meno
che - ovviamente - non ci ripensi fra un po’ di tempo. Il 23 settembre, Roger Federer ha salutato tutti dall’attico dorato della Laver Cup, manifestazione che lo stesso Roger, insieme al suo manager, ha ideato e prodotto.
Nel giro di 21 giorni, abbiamo perso 43 tornei del Grande Slam e due
giocatori che sono pure due icone. Una, Serena, in grado di cambiare per
sempre il volto del tennis femminile. L’altro, Roger, capace di farsi amare
ovunque e ben oltre i suoi risultati, per via di uno stile unico. Per essere,
a detta di molti, l’incarnazione del tennis. Ma la domanda è: li abbiamo
persi davvero?
F
orse no. Perché, al di là del fatto che le due leggende rifacciano capolino per qualche comparsata (cosa più che probabile, al netto dei loro
acciacchi fisici), Serena e Roger li ritroveremo nei dettagli di quei giovani
che sono cresciuti ammirando le loro gesta. Tra questi giovani, ci sono
anche due bergamaschi. Uno è Samuel Vincent Ruggeri, che oggi è il
numero 1 orobico, e che quando era un bambino alle prime armi trovò
Roger a Monte-Carlo e riuscì a strappargli una foto che non dimenticherà
mai. L’altra è Lisa Pigato, che con Serena Williams ci ha persino giocato in
un torneo Wta, a Parma nel 2021. “Per me - ha detto Lisa - lei resterà la più
forte di sempre. Se penso che ho avuto l’opportunità di conoscerla e di
affrontarla, ancora oggi non ci credo”.
P
er entrambi i ragazzi bergamaschi, il 2022 è stato l’anno del best
ranking. Samuel ha vinto ben tre titoli Itf (due 15 mila dollari e un 25
mila) e ha toccato quota 317 Atp a Ferragosto. Lisa ha vinto un ‘15 mila’
ad Antalya e ha raggiunto il numero 369 Wta il 19 settembre. Quando è
diventata ufficialmente la più forte tennista bergamasca di sempre secondo i numeri della graduatoria mondiale. Il tutto, senza dimenticare
Andrea Fiorentini, Leonardo Malgaroli e i più giovani Federico Scotuzzi,
Cristian Nunes e Greta Carrara. C’è di che ben sperare, insomma.
4
Qui sopra, un giovanissimo Roger Federer pare guardare con curiosità l’incontro (a sinistra) con Samuel Vincent Ruggeri, quando il
giocatore seriano era ancora un bambino ma già un suo fan. Qui sotto, il sorriso d’intesa al momento dei saluti tra Serena Williams e Lisa
Pigato, al termine del loro incontro, nel 2021 al torneo Wta di Parma
5
IN RICORDO DEL NUMERO 1
CIAO, MAESTRO
Q
uando in redazione è giunta la notizia, abbiamo avvertito di aver perso uno di famiglia. Perché Giorgio Röhrich impersonava davvero il tennis bergamasco. La persona che più di ogni altra poteva raccontare (e dire di aver vissuto)
la storia del nostro movimento. Nei quasi 82 anni di vita - la gran parte dei quali dedicati alla racchetta - è passato da
giocatore a maestro, da maestro a icona di una città e di uno sport. Non solo: è riuscito a far convivere due ruoli molto
diversi tra loro. Da un lato c’era l’insegnante, profondo conoscitore del gioco, che ha formato decine di giocatori venuti
dalla città e dalla provincia. Dall’altro lato c’era il giocatore, quello che sarebbe voluto diventare un professionista e che
- da veterano - si è ripreso con gli interessi ciò che le esigenze stringenti della sua gioventù gli avevano tolto.
I
niziò tardi a giocare, quel ragazzo, figlio di un operaio emigrato dalla Dalmazia: la prima racchetta arrivò soltanto a
16 anni, ma fu subito amore. A 21 anni i tornei gli furono preclusi, perché lui nel frattempo era già diventato maestro.
A 31 anni ricominciò la trafila e in appena due stagioni arrivò a toccare la posizione numero 8 in Italia. Era l’inizio degli
anni ’70, periodo che anticipava il boom del tennis italiano. In prima categoria, Röhrich raggiunse la finale in alcuni
tornei importanti, tra cui quello di Sanremo, dove perse da Adriano Panatta (nella foto di questa pagina la locandina
dell’evento) dopo aver battuto Paolo Bertolucci. A Parma, negli Assoluti, si arrese all’altro top 10 Corrado Barazzutti (poi
ct di Davis) in semifinale. Inevitabile pensare a come si sarebbe potuta sviluppare la sua carriera, se avesse potuto fare
il professionista. Un rimpianto che gli era rimasto, come ci aveva confessato in più di una intervista.
S
ulle pagine de L’Eco di Bergamo, è stato il figlio Cristiano a raccontare al meglio il padre. “Giorgio – spiegava – è stato
un grande esempio per me e mio fratello Nicola, pure lui tennista, come per tutti quelli che sono diventati giocatori grazie ai suoi insegnamenti. Ci ha trasmesso il senso del dovere, in campo e nella vita”. Mettersi a contare le sue
vittorie è una vera e propria impresa. “Siamo arrivati a 68 titoli italiani in 34 anni, dagli Over 45 all’ultimo del 2019, tra
singolari, doppi e campionati a squadre”. Risultati affiancati da quelli in ambito internazionale: una decina di Mondiali,
il più importante nel 1987 a Garmisch, l’Over 45 di singolare, ottenuto a un’età – diceva lui – in cui si è ancora giocatori
veri. “Risultati giunti – sottolinea la moglie Lucia, compagna di una vita – grazie a umiltà, spirito di sacrificio, passione”.
Q
uando abbiamo provato a contattare qualcuno del suo mondo, la risposta è stata comune: abbiamo perso un
gigante, uno in grado di fare davvero la differenza. “Lui – ha ricordato Marcello Bassanelli, il più forte fra i giocatori
plasmati da Röhrich – il tennis insegnava ad amarlo, non solamente a giocarlo. Ci ha trasmesso una passione enorme,
che ha portato molti di noi a seguire le sue orme. Poi era un giocatore fantastico. A fine lezione chiamava uno di noi
giovani a giocare un set contro di lui: ci lasciava partire in vantaggio per 5-0, ma alla fine vinceva comunque. L’ho visto
arrivare in semifinale agli Italiani di prima categoria, quando aveva già 39 anni, mandando tutti fuori di testa con la
palla corta. Era il suo colpo: sapevi che sarebbe arrivata, ma non la prendevi mai”.
A
d accompagnarlo in tante vittorie, l’altro grande veterano del tennis bergamasco, Giancarlo Milesi, che lo ha
ricordato così: “Parliamo di un tennista e di un personaggio inarrivabile. Ricordo il nostro primo incontro, ai Campionati degli studenti, 60 anni fa. Da allora ne abbiamo vissute tantissime. Per me è un duro colpo”. Quando è arrivata
la notizia, Milesi era a Milano Marittima, con la finale degli italiani Over 80 da giocare. “Ho raccolto le mie cose – chiude
– e sono subito partito per tornare a Bergamo. Per venire a salutarlo un’ultima volta”. Per l’ultimo saluto erano in tanti.
Gente che al Maestro deve la nascita di una passione. A noi piace ricordarlo alle prese con una delle sue battute simpatiche e taglienti come le sue palle corte. Quel colpo che domava come pochi e che tuttavia non si poteva insegnare.
Per fare ciò che faceva lui con la palla, bisognava possedere un dono naturale che non tutti hanno la fortuna di avere.
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