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L’Annuario bergamasco
del tennis e del padel
2024
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MONTE-CARLO, MADRID, UMAG,
QUEEN'S, ROLAND GARROS,
NADAL ACADEMY, DAVIS CUP...
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SOMMARIO
EDITORIALE - 6-7
EVENTI
CIRCOLI, COACH, GIOCATORI
4 - Speciale Davis
8 - Challenger di Bergamo
10 - Itf Città dei Mille
12 - Open e Seconda categoria
13 - Terza categoria
14 - Terza e Quarta categoria
16 - Quarta, Under e Over
17 - Tornei Under
18 - Tornei Under - Tennis Point
20 - Serie A1/B, Serie C
21 - Serie D, giovanili
22 - Sport e solidarietà
24 - La stagione del padel
26 - Kira Padel
28 - Padel Prime
29 - Yep Padel
30 - Tennis Project
34 - Academy Manenti&Malgaroli
36 - Tennis Altopiano
38 - Città dei Mille
40 - Bat University
41 - Tc Bergamo
42 - Tennis Archa
43 - Tc Bagnatica
44 - Tc Isola
45 - Fabiani Tennischool
46 - Tennis Leffe
47 - Tc Ranica
48 - Tc Romano di Lombardia
49 - Tc Trezzo sull’Adda
50 - Pol. Scanzorosciate
51 - Special Bergamo Sport
52 - Tc Treviglio
53 - Bite Arcene
54 - Tc Zanica
55 - Comunale Sarnico
56 - Silvano Poeta
57 - Giuseppe Ferrara
PAGINE UTILI
58 - Elenco circoli
59 - Classifiche 2024
62 - Calendario 2024
COVER N.18
N
ella foto di copertina (Sposito/FITP) stavolta non c’è un giocatore bergamasco. C’è un giocatore che negli ultimi mesi del 2023 e a inizio 2024 (con il
trionfo Slam a Melbourne) ha creato un tale entusiasmo - in ogni parte d’Italia
- da essere divenuto patrimonio comune di ognuno di noi, da Nord a Sud. Jannik
Sinner, nato il 16 agosto 2001 a San Candido, Alta Pusteria, in realtà ha
anche una seconda data di nascita: è quella di quando è diventato campione,
malgrado ancora nessuno al tempo osasse pensare così in grande. Nessuno tranne lui e tranne noi, appassionati bergamaschi, che abbiamo avuto la fortuna di
vederlo alzare il primo trofeo della sua carriera. Era domenica 24 febbraio 2019
(foto a fianco, by Antonio Milesi) e Jannik maltrattava in finale Roberto Marcora,
quando ancora il trascinatore dell’Italia di Davis non aveva compiuto 18 anni.
All’epoca Sinner disse che, forse, sarebbe tornato. Chissà che un giorno...
ANNUARIO BERGAMASCO
DEL TENNIS E DEL PADEL
Numero unico: 1 - 2024. Direzione: Cristian Sonzogni
Testi: Cristian Sonzogni, Marco Caldara, circoli
Fotografie: archivio circoli, Antonio Milesi, Ray Giubilo, Giampiero Sposito, GAME
Progetto grafico e impaginazione: Cristian Sonzogni, Marco Caldara
Stampa: Pixartprinting - Via I° Maggio, 8 - 30020 - Quarto d’Altino (VE)
Redazione: via Maresana, n. 23 - 24010 - Ponteranica (BG)
e-mail: annuariotennisbg@gmail.com
Si ringraziano: tutti gli INSERZIONISTI, tutti i CIRCOLI che hanno aderito,
GIANLUIGI TERZI (delegato provinciale della FITP di Bergamo)
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SPECIALE COPPA DAVIS
CAMPIONI DEL MONDO
O
k, abbiamo vinto la Coppa Davis, 47 anni dopo l’ultima volta, Santiago del Cile 1976. Ma cosa c’entra, questo traguardo da leggenda, con il tennis bergamasco? C’entra. Molto più di quello che si potrebbe pensare a una prima
occhiata. Pronti? Si parte, per un viaggio nel tempo che racconta di allenamenti intensi, di sogni coltivati e poi ripresi
per i capelli quando si pensava di essere fuori tempo massimo. E ancora di fatica, di gioie, di prime volte vissute con
la consapevolezza e la maturità dei campioni. Un viaggio utile per capire che ognuno dei cinque eroi di Malaga ha in
qualche modo avuto a che fare con Bergamo e i bergamaschi, nel suo percorso.
P
er iniziare, bisogna tornare indietro di tanti anni. È il giorno 9 settembre del 2001, una bella domenica di sole, e
il campo numero 1 del Tc Montecchio di Alzano Lombardo ospita la finale degli Italiani Under 16: si affrontano
Filippo Figliomeni e Simone Bolelli, con quest’ultimo che è bolognese doc (precisamente di Budrio), ma di lì a poco
sarebbe diventato bergamasco d’adozione. Simone vince quel tricolore e diventa presto la promessa del tennis italiano. Sarebbe entrato nei top 40 al mondo di singolare, avrebbe vinto il Challenger orobico nel 2014, dopo due finali
perse nel 2006 e 2007. E si sarebbe preso pure uno Slam di doppio, nel 2015 in Australia con Fabio Fognini. Di tutti
gli orobici acquisiti, nel tennis, è stato quello più vincente e più amato, grazie a un carattere mite e all’umiltà dei forti.
P
arliamo sempre del periodo di formazione. Matteo Arnaldi a Bergamo ha giocato un paio di volte, nel 2021 e nel
2022, con un quarto di finale all’attivo. Ma ciò che conta è altro: Matteo è cresciuto, durante l’adolescenza, con
coach Ugo Pigato, il padre di Lisa, che ha seguito il ligure quando ancora lavorava nella sua accademia di Sanremo.
Di Arnaldi, Ugo ha sempre detto un gran bene, e adesso tutti si stanno accorgendo che aveva ragione. Nel 2020, al
Challenger diretto da Marco Fermi passò (per un’apparizione piuttosto fugace, a dire il vero) anche Lorenzo Musetti,
sconfitto all’esordio. Mentre era andata decisamente meglio a Lorenzo Sonego, protagonista della semifinale nel
2018. L’anno del trionfo, è il caso di ricordarlo, di uno che a Malaga stava tifando dalla panchina: Matteo Berrettini.
I
nfine c’è lui, il fenomeno Sinner. Jannik, il Challenger nostrano lo ha vinto nel 2019, un’edizione che a questo punto
resterà storica, impossibile da eguagliare. Perché un talento del genere nasce una volta ogni secolo e ci dobbiamo
ritenere fortunati ad aver condiviso il suo percorso fin dal suo primo trionfo tra i pro. La relazione di Sinner con Bergamo però è andata oltre. Perché nello staff che lo ha seguito quando lavorava con Riccardo Piatti c’era anche Dragoljub
Kladarin, croato di origine che è ormai orobico di adozione e ha lavorato a lungo a Brusaporto. E perché oggi al suo
fianco c’è Simone Vagnozzi, ascolano, vecchia conoscenza del Tc Bergamo. Senza dimenticare le donazioni agli ospedali durante il periodo più duro della pandemia, nel 2020. Un campione speciale, nato in un luogo speciale.
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Due immagini simbolo della straordinaria trasferta in quel di Malaga.
A sinistra, Filippo Volandri bacia il trofeo sotto gli occhi degli azzurri.
Qui sotto, Jannik mostra la bandiera tricolore ai compagni in festa
M
a cosa è accaduto di speciale a Malaga, per consentire ai cinque azzurri e al capitano Filippo Volandri di compiere
l’impresa? Ebbene, è accaduto che è andata come nelle favole. Perché a scriverla prima, questa storia, non sarebbe
uscita così bene. Non avremmo mai scritto, nemmeno seguendo i sogni più audaci, di tre match-point annullati a Novak
Djokovic, onta che il numero 1 non aveva mai subìto in tutta la carriera. Non avremmo mai scritto di tante occasioni incluso il girone di Bologna - nelle quali l’Italia è stata a un passo (un punto) dalla sconfitta. Non avremmo mai scritto
di un Lorenzo Sonego spalla perfetta nel doppio o di un Matteo Arnaldi capace di annullare tutte le palle break che
piovevano sul suo percorso, prima di battere Alexei Popyrin consegnando di fatto l’Insalatiera nelle nostre mani.
I
nvece è tutto vero. Il cielo è sempre più blu, cantava Rino Gaetano mentre il Martin Carpena di Malaga ribolliva di
entusiasmo e di bandierine tricolori. Con i ‘neutrali’ spagnoli, orfani della loro squadra, che alla fine si sono innamorati
pure loro, di quel gruppo che - come dice Volandri - sembra ormai una famiglia. Un gruppo dove c’è il 38enne brizzolato Simone Bolelli che accetta con serenità il ruolo di doppista di riserva, dando serenità a tutta la squadra. Dove c’è un
ex numero 6 Atp, Matteo Berrettini, che sa di non poter giocare ma vive il match dalla panchina incitando i compagni.
Dove c’è un Lorenzo Sonego che è il cuore del team, e dà sempre tutto quello che ha, che sia tanto o poco non importa.
E dove, infine, ci sono tre gioielli che messi assieme non arrivano a un’età media di 22 anni: Jannik, Matteo, Lorenzo.
C
erto, Sinner ci ha messo il tennis, ci ha messo la maggior parte del lavoro, in Andalusia. Stiamo parlando di un campione assoluto, destinato a riscrivere la storia di questo sport. Ma non dobbiamo dimenticare gli altri. Non coloro
che sono scesi in campo a Bologna, ribaltando contro il Cile un match che sembrava segnato. Non coloro che a Malaga
hanno dato manforte al 22enne di Sesto, in doppio e in singolare. Chi aveva criticato Jannik per le sue scelte (semplicemente, quelle di un professionista) ha dovuto fare mea culpa. Senza peraltro che lui, il diretto interessato, abbia dato
particolare peso né alle critiche, né alle scuse. Ma ciò che ha impressionato maggiormente di Sinner, nel momento della
massima gioia, è stata la lucidità nel pensare ad altri. Segno che di ego, in questo ragazzo cresciuto fra le montagne
della Val Pusteria e destinato a fare lo sciatore prima che il destino gli cambiasse le carte, non c’è traccia. Durante la
premiazione, in campo, è stato l’unico a rivolgere il pensiero agli australiani, sconfitti e abbattuti. Durante la conferenza
stampa ha mandato un messaggio forte a Tathiana Garbin, impegnata in una lotta ben più complessa di una partita
di tennis. La verità è che da Jannik dobbiamo imparare un po’ tutti, in tanti settori. Da qui ai prossimi 10 anni (o chissà,
qualcosa in più) avremo di che divertirci. Vedremo una storia mai vista prima, sapendo che è cominciata da Bergamo.
Un orgoglio, un modo per rendere merito alla capacità che abbiamo di lavorare in silenzio. Come un ragazzo dai capelli
rossi, campione Slam, a cui piace mangiare le carote: a Bergamo in fondo siamo tutti - dal 2019 - dei Carota Boys.
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EDITORIALE 2024
I 4 MOSCHETTIERI (E ½)
L
unedì 21 agosto 2023 resterà una data storica per il tennis bergamasco. Per la prima volta, abbiamo avuto quattro
giocatori presenti allo stesso tempo nella classifica mondiale stilata dall’Atp: Samuel Vincent Ruggeri a quota 381
(con 127 punti all’attivo), Filiberto Fumagalli al numero1857, Leonardo Malgaroli al 1925 e Andrea Fiorentini al 2041.
Tutti e tre questi ultimi con un punto in classifica. A fine anno, avremmo chiuso ancora meglio, con un’ulteriore crescita complessiva. Una piccola grande impresa per un movimento - quello orobico - che negli ultimi anni si era distinto
per le capacità organizzative, ma che non riusciva a emergere in maniera importante se parliamo di giocatori professionisti. Solo tra le ragazze, grazie alle prestazioni di Lisa Pigato, ci eravamo affacciati al tennis che conta, mentre tra
gli uomini le incognite erano decisamente maggiori, anche per via di una transizione sempre complessa dal circuito
juniores a quello dei grandi.
S
ì perché in realtà le promesse non ci sono mai mancate. In particolare negli anni scorsi, mentre Samuel Vincent
Ruggeri e Leonardo Malgaroli ottenevano ottimi risultati a livello Under 18, con presenze Slam e titoli di singolare
e doppio in bacheca. Il passaggio successivo, tuttavia, è quello più complesso per chiunque, e molti rischiano di restare invischiati troppo a lungo nel limbo senza trovare la spinta necessaria per diventare professionisti completi. Che
significa, in sostanza, saper investire su se stessi evitando di farsi condizionare troppo dai risultati nel breve termine.
Vale anche per chi i risultati li aveva centrati in precedenza, come quell’Andrea Fiorentini capace di conquistare il
tricolore Under 14, prima di una serie di guai fisici che lo avevano frenato.
D
opo questo 2023 così promettente, dunque, possiamo sperare che la direzione sia quella giusta, per il nostro
movimento maschile. Una direzione che porti Malgaroli, Fumagalli e Fiorentini più vicini possibile al leader Vincent Ruggeri, e che consenta allo stesso Samuel di fare ulteriori passi avanti, entrando in pianta stabile nel circuito
Challenger. Il che vorrebbe dire anche avere la classifica per giocare le qualificazioni dei tornei del Grande Slam. Un
primo passo deciso verso l’obiettivo top 100.
Qui a fianco, Leonardo Borrelli, classe 2005.
A fine 2023 non aveva ancora conquistato il primo
punto Atp, ma si era già messo in mostra nel
circuito pro. Si allena al Città dei Mille insieme a
Fabrizio Albani e Marcello Bassanelli
C
’è poi un quinto giovane che fa ben sperare. Ed è il più giovane di tutti. Si chiama Leonardo Borrelli, è del 2005 ma
dai primi passi compiuti nel circuito pro sembra deciso a bruciare le tappe. Leo, allenato al Città dei Mille da Fabrizio Albani e Marcello Bassanelli, ha giocato le qualificazioni del Challenger di Bergamo - Trofeo Faip-Perrel, mettendo
in seria difficoltà una vecchia volpe come l’ucraino Illya Marchenko, ex top 50 e ancora perfettamente competitivo ai
massimi livelli, pur essendo sceso oltre quota 200. Ebbene, Borrelli per poco non gli strappava un set, e in generale
non ha mostrato alcun timore giocando a viso aperto di fronte a un rivale che avrebbe dovuto fargli tremare le vene
dei polsi.
C
erto, psicologicamente era un incontro piuttosto semplice, nel quale il bergamasco non aveva nulla da perdere.
Ma con il pubblico amico a tifare, la pressione si è fatta comunque sentire. Al netto di alcuni dettagli tecnici da
limare (che lo stesso Leonardo ha candidamente ammesso nel dopo partita), c’è da essere ottimisti sull’ingresso di un
quinto bergamasco nella classifica Atp, e poi di una sua crescita importante. Rispetto al passato, c’è anche l’età media
di questi ragazzi a farci sognare: oltre al 18enne Borrelli abbiamo Samuel, Filiberto e Leonardo che hanno compiuto
21 anni, Andrea che ne ha appena 22. Insomma, un carico di Next Gen (o quasi) che dimostra due cose.
L
a prima: i nostri maestri sanno come si lavora, per forgiare giocatori moderni e competitivi. Non è una notizia di
oggi, in realtà, ma la novità è che questo lavoro venga poi valorizzato e portato avanti fino al passaggio nel circuito Itf (e oltre), senza rinunciare alle prime difficoltà e al contempo senza creare aspettative esagerate. La seconda:
se questi ragazzi hanno avuto l’ambizione di diventare pro, prima ancora che andare a costruirsi i mezzi per farlo, è
merito anche del fatto che da ormai quasi due decadi abbiamo un Challenger che propone fior di campioni (presenti,
passati o futuri) come esempi virtuosi. Il più importante dei quali, quest’anno, lo trovate in copertina.
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